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Channel: Elvis Lucchese – La Terra del Rugby – Veneto blog
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Paradosso Rovigo: la città del rugby non produce rugbisti azzurri

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La festa per Italia-Sud Africa è nel vivo a Padova, dove l’arrivo degli Springboks ha assicurato il tutto esaurito dell’Euganeo e riscaldato la passione di molti appassionati anche per le iniziative di contorno previste in settimana. E’ un entusiasmo che però solo marginalmente coinvolge Rovigo, l’autentica città del rugby italiana che per la Nazionale fu anche una casa accogliente negli anni favolosi fra il 1978 e il 1983, quando al Battaglini caddero Pumas e Romania e per All Blacks e Australia non furono affatto passeggiate.

Attualmente le strategie di marketing dettano esigenze diverse. L’Italia è quanto più possibile itinerante, al tempo si cercava di dare agli azzurri continuità e riferimenti, in uno stadio dal pubblico caloroso. Così a Rovigo la Nazionale non gioca dal 2000 (allora fu peraltro una sconfitta dal Canada).

Ma sul tiepido slancio del popolo rossoblù pesa soprattutto il paradosso di una città del rugby che non trova rappresentanza in maglia azzurra.

Di fatto gli ultimi “bersaglieri” con un ruolo rilevante in Nazionale sono stati Carletto Checchinato (83 caps) e Alessandro Moscardi (44 caps, 19 da capitano), le carriere dei quali si sono concluse rispettivamente nel 2004 e 2002. Dopo di loro in azzurro si sono visti anche Scanavacca, Dal Maso, Bacchetti, Reato, con apparizioni però piuttosto fugaci: nessuno di loro, ad esempio, ha disputato un Mondiale.

Potenzialmente del gruppo della Nazionale farebbe parte ancora Antonio Pavanello, ma ora come ora il capitano del Benetton Treviso non sembra comunque rientrare fra le prime scelte del ct Jacques Brunel. Ne’ è verosimile immaginare ragazzi di scuola rodigina coinvolti con l’Italia nel prossimo futuro. I De Marchi e i Ferro stanno crescendo, ma hanno ancora molti panini da mangiare prima di poter ambire allo stato di international.

Paradosso perché sul piano dell’interesse Rovigo resta la capitale del rugby italiano. La media-presenze al Battaglini è di gran lunga la più consistente dell’Eccellenza e i 601 abbonamenti dell’ultima campagna sono una quota di tutto riguardo per gli standard contemporanei. E questo nonostante lo scudetto manchi al club rossoblù dal lontano 1990… In un’area con tanti crismi di “ovalità”, con tanta radicata tradizione, il potere di reclutamento del rugby non dovrebbe incontrare grande concorrenza fra le altre discipline.

Dove sono finiti i talenti di Rovigo, gli eredi di Stefano Bettarello, il primo Barbarian italiano? Sono evidenti oggi le ripercussioni del guasto nella filiera delle giovanili che risale alla serie di crisi societarie degli anni Duemila, risolte solamente con la nascita della nuova compagine Delta (2010).

Nell’albo d’oro dei recenti scudetti giovanili (che registra Petrarca e Treviso, ma anche Tarvisium, San Donà, Valsugana), il nome di Rovigo manca a lungo: nel 1999 l’ultimo titolo under19, nel 2002 quello a livello di under18 con la stessa squadra che si ripeterà due stagioni dopo nella categoria under21.

L’esito di lungo termine è anche un ripiegamento su forze perlopiù esterne nella prima squadra, che nelle ultime stagioni insegue disperatamente il traguardo del successo nell’Eccellenza.

«Non si può fare a meno di ricordare che la squadra dello scudetto 1990 era figlia di giovanili che erano state a lungo ai vertici nazionali», sottolinea Alessandro Moscardi«il materiale umano di qualità di sicuro non manca a Rovigo, dove ogni ragazzo prima di ogni sport prova con il rugby. Sono fermamente convinto che l’investimento principale in un club debba essere non tanto la prima squadra, ma quello rivolto alla formazione e in particolarmente alla formazione dei tecnici. Se lavori bene a livello giovanile, i risultati prima o poi arrivano. Certo ci vuole tempo e pazienza. I prossimi rodigini in azzurro? Matteo Ferro ha buone potenzialità, ma dovrà lavorare duro per migliorarsi. E non accontentarsi dell’Eccellenza, seppure in una piazza che ti coccola come Rovigo, non sentirsi arrivato».

Le iniziative per far rivivere il vivaio non mancano. La Fir ha installato a Rovigo un’Accademia Zonale affidata al bersagliere Massimo Brunello (mentre l’altro ex rossoblù Mattia Dolcetto ha la responsabilità della struttura lombarda di Remedello). I risultati della prima stagione, tuttavia, sono stati tutt’altro che promettenti. In piedi c’è anche l’ambizioso Progetto Polesine, che vede insieme quattro società limitrofe. Ma intanto, senza rodigini in maglia azzurra, la festa per Italia-Springboks sembra così lontana…

 

“La terra del rugby” è su Facebook: https://www.facebook.com/terradelrugby. Twitter: @elvislucchese


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