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Channel: Elvis Lucchese – La Terra del Rugby – Veneto blog
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I promossi del VeneziaMestre, vent’anni dopo

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Si sono ritrovati, come i moschettieri di Alexandre Dumas, vent’anni dopo la loro grande avventura insieme. E nello stesso luogo dell’impresa, cioè al campo del VeneziaMestre dove nel 1995 i fioi conquistarono la prima storica promozione del club, dalla serie C ai cadetti.

Nonostante il potenziale di un’area metropolitana alle spalle, quello praticato dalle parti di Favaro era comunque un rugby di frontiera, escluso dal quadrilatero Treviso-Padova-Rovigo-San Donà per rappresentazione mentale più che per collocazione geografica.

Così la promozione fu una enorme festa, tanto più che per la prima volta dalla fusione del 1986 la squadra esprimeva davvero il meglio degli atleti di terraferma e centro storico. Appena un paio di foresti come i due Sari dalla Tarvisium, “Bicio” e Giorgio, e tantomeno niente stranieri: pensare che il primissimo VeneziaMestre giunse ad ingaggiare (in serie C!) un All Black del calibro di Warwick Taylor.

Perché quella della palla ovale fra Mestre e Venezia resta una singolare vicenda, dominata dai voli pindarici di dirigenze ora improvvisate e opportuniste, ora ricche di entusiasmo ma inadeguate. Coincidenza, la serata del ritrovo, programmata da tempo, finisce per cadere negli stessi giorni in cui una società erede del nome VeneziaMestre annuncia il ritiro dal campionato. Il secondo fallimento in soli quattro anni.

Intanto un paio di generazioni di atleti sono state marginalizzate dal club (in nome di chissà quale sogno pseudo-professionistico). Ignorate la loro passione e le loro qualità, patrimonio che certo avrebbe potuto rendere prezioso servizio al rugby cittadino. E la nascita di realtà altre, leggi Putei Veci, è la conferma di questa discontinuità nella vita societaria.

Vent’anni fa, quando c’erano un club sano e una squadra piena di qualità per la categoria, mancò qualcosa: l’iscrizione di una squadra under14 ai tornei federali. Così, non assolvendo all’obbligatorietà delle giovanili, il VeneziaMestre del presidente Renzo Doria si vide annullare la promozione ottenuta sul campo.

Tutto inutile. Inutili la botte date e prese dagli avanti, i chilometri corsi dai trequarti, le valanghe di punti dalla piazzola di Claudio Torresan, allora anche allenatore delle linee arretrate (della mischia si occupava Gigi Donadon, da sempre seminatore di rugby nelle scuole mestrine). A fine carriera, alle spalle i fasti di San Donà e della Nazionale, Torresan giocava in punta di piedi ma era un metronomo nei calci che non avrebbe avuto rivali neppure nelle serie superiori.

Inutili le strepitose vittorie del girone di ritorno, quando il VeneziaMestre aveva preso coscienza della propria superiorità e tutto in campo veniva facile. Perfino all’ultima giornata, quando più che l’Oderzo l’avversario da battere era stato… il Teatro La Fenice.

Per pagarsi gli studi molti ragazzi facevano i figuranti nelle opere liriche (particolarmente apprezzati, per la prestanza, quando il copione prevedeva soldati in scena) e quella domenica c’era una prima a cui non si poteva mancare, “L’Olandese Volante” di Wagner. Pur privi di parecchi titolari, gli amaranto-oro batterono nettamente l’Oderzo.

Tutto inutile? Forse no, se ritrovandosi vent’anni dopo sembra che nulla sia cambiato, nonostante qualche capello sale e pepe, qualche cerega, qualche chilo in più (ma in mischia partivano avvantaggiati). Si ride ancora per le stesse str***ate e ci si riconosce ancora con i soprannomi di sempre: Roma, Alien, Alì, Bionda, Rufo, Foba… E la nottata, abbassate le serrande di tutti i bar di Mestre, vorresti che non finisse mai.

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