Un Benetton più completo e strutturato, in campo e fuori, rispetto alla squadra assemblata fuori tempo massimo che dall’annata 2014/15 ha ottenuto ben poche soddisfazioni. Un Benetton e un Umberto Casellato ora più consapevoli e ottimisti, già immersi nella stagione del Mondiale che dovrà essere anche quella di una ritrovata credibilità nel Pro12.
Tempo due settimane i biancoverdi (anche con De Marchi e Bacchin, tagliati dal gruppo azzurro) saranno in campo per la prima amichevole, in programma a Biarritz il 13 agosto.
«Realisticamente possiamo puntare al nono o all’ottavo posto», dice l’allenatore, «l’obiettivo è alla portata: rispetto all’anno scorso basterebbero 15 punti in più, cioè tre successi e qualche bonus che ci sono sfuggiti per errori banali, per inesperienza. Un traguardo anche per tutto il rugby italiano, perché trovarsi due anni di fila con Benetton e Zebre in fondo al Pro12 non fa certo bene alla nostra immagine. Auguro anche alla franchigia federale di poter fare meglio».
Tdr. Cosa cambia in questa vigilia del suo secondo anno da capo allenatore di Treviso, a confronto con l’estate 2014?
«Cambia… tutto! Sappiamo con quale ritardo e con quali difficoltà era stato costruito il Benetton della scorsa stagione. Ora abbiamo potuto programmare fin dall’inverno e abbiamo uno staff di 15 persone, con compiti ben definiti. Abbiamo un direttore sportivo, un team manager, quattro preparatori atletici, tre fisioterapisti, tre medici, quindi noi tecnici e Tom Palmer che si prende cura di allenare la touche come ha fatto fino a maggio Corniel Van Zyl. Goosen avrà l’incarico di “director of rugby” e questo sarà un grande valore aggiunto».
«Ovviamente nei grandi club europei gli staff sono ancora più ampi, ma abbiamo raggiunto l’impegno di allestire una struttura qualificata. Tutto questo darà alla squadra più serenità, non dovrà esserci più nessuna distrazione extra-rugby. Con Fabio Benvenuto abbiamo concordato una preparazione atletica rivolta ad ottenere una buona condizione di forma fin da subito, per fare punti già nelle prime giornate».
Tdr. La scelta di Alessandro Zanni come capitano.
«Un passaggio naturale, scontato. Già l’anno scorso Alessandro, in più occasioni, si era preso responsibilità di leader. Società, staff e squadra non hanno avuto nessun dubbio sul nuovo capitano quando Antonio Pavanello ha annunciato il ritiro. Resta comunque il sistema dei “rappresentanti” dei giocatori con i quali si va di volta in volta a concordare la programmazione, a confrontarsi sui metodi di lavoro».
Tdr. La rosa è stata ampiamente rinnovata. Sembrate avere puntato soprattutto su giocatori di esperienza. E mentre tutti i tifosi si attendevano l’arrivo di un’apertura, avete ingaggiato un numero 9 come Chris Smylie.
«L’abitudine a giocare ad alto livello di molti dei nuovi arrivi ci sarà senz’altro utile. Altri, giunti l’anno scorso, avranno sulle spalle un anno di esperienza in più. Ma occhio ai nostri giovani, che sono molto interessanti. In mediana abbiamo diverse opzioni, che ora proveremo in pre-season. Possono giocare con il numero 10 sia McLean, sia Christie che nella posizione ha convinto nella seconda parte della scorsa stagione, sia Ambrosini: “Jimmy” ha qualità nel passaggio, placca, ha un calcio preciso anche se non molto potente, dobbiamo metterlo nelle condizioni migliori per esprimersi. Giocare in coppia con Christie primo centro gli darà sicurezza».
«Di un terzo mediano di mischia avevamo bisogno. Smylie ha avuto immediatamente un approccio molto positivo e professionale. Gori ha le potenzialità per diventare un numero 9 di livello internazionale. E’ stato tormentato dagli infortuni ma se finalmente starà bene dal punto di vista fisico, troverà anche la continuità. Anche Lucchese nella sua prima stagione di Pro12 è stato limitato dagli infortuni. Conosciamo le sue caratteristiche, ad esempio cosa sa fare nei raggruppamenti: in casa contro Northampton rubò cinque palloni, che neanche Richie McCaw… Non ci sono gerarchie, in ogni ruolo vorremmo la competizione per poter crescere singolarmente e come gruppo. L’obiettivo è avere una rosa profonda, due XV alla stessa altezza. Mi piacerebbe che nella riunione dello staff del lunedì, al momento di scegliere i titolari, ci ritrovassimo pieni di dubbi».
Tdr. Il Benetton torna ad avere molti nazionali, dei quali non disporrà durante il Sei Nazioni e i Mondiali (oltre agli azzurri, Filo Paulo sarà impegnato con le Samoa, ndr).
«Se guardiamo la questione da un’altra prospettiva, avremo molti “internazionali” a disposizione nel periodo che va da fine ottobre a gennaio, quando giocheremo 16 partite di fila fra Pro12 e Champions Cup, il cuore della stagione».
Tdr. Da quale base si riparte ora? Nella scorsa stagione, almeno all’inizio, il Benetton ha avuto enormi problemi in difesa.
«E’ ciò su cui stiamo lavorando principalmente. In Pro12 la media di efficacia nei placcaggi, fra riusciti e tentati, è stata dell’88%. Migliore squadra nella statistica l’Edinburgh, che infatti ha disputato un ottimo torneo. Noi in sole tre partite siamo stati all’altezza della media, contro le Zebre a Monigo, quindi a fine stagione in casa di Munster e Leinster quando siamo giunti vicini al successo (30-19 e 10-0, ndr). Questo per dire quanto sia importante l’aspetto difensivo. L’efficacia del placcaggio dipende da più fattori, come sistema collettivo, capacità individuali, forma atletica, tutti aspetti su cui siamo ora focalizzati».
Tdr. Da un punto di vista personale cosa si attende da questa seconda stagione? Lei è diventato capo allenatore di una squadra di Pro12 e Champions Cup senza avere svolto la consueta gavetta, perlomeno non su scenari internazionali.
«In effetti il cammino tradizionale è un po’ quello di Anthony Foley, l’allenatore del Munster, che in precedenza per sei anni è stato assistente di tecnici di entrambi gli emisferi. Lavorare con Gus e Martin (Marius Goosen e Martin Field-Dodgson, ndr) mi è servito per imparare moltissime cose, così come è stata importante per me anche l’esperienza, pur breve, nello staff delle Zebre. Il mio cammino di crescita non è che all’inizio. La stagione scorsa è stata difficile. Se dovessi tornare indietro alla scorsa estate, con una squadra e una struttura messe insieme in tutta fretta, forse non accetterei l’incarico. Ma oggi, come ho già detto, le condizioni sono cambiate radicalmente, quindi affronto la seconda stagione con grande entusiasmo».
Trd. A chi ha dato il suo voto nelle elezioni per il miglior allenatore del Pro12?
«A Greg Townsend, ovviamente. Ha vinto il premio a mani basse».
Tdr. Italia assente, però, fra i premi della cerimonia finale del torneo.
«Dobbiamo costruire sul campo la nostra credibilità. Comunque fra i migliori giovani si sono dimenticati del nostro “Ciccio” Zanusso, che ha giocato tutte le partite della stagione e messo in difficoltà molti avversari. Una nomination l’avrebbe meritata. Mi piacerebbe ritrovare al termine della prossima stagione uno dei nostri fra i migliori giovani segnalati. Noi tecnici daremo il massimo. Quindi, al lavoro».
“La terra del rugby” è su Facebook: https://www.facebook.com/terradelrugby
Twitter: @elvislucchese