Mai il Cus Verona era arrivato così in alto, in 52 anni di storia. La corsa si era fermata ad un soffio dai playoff per l’ammissione in Eccellenza nelle stagioni passate. Questa volta i verdeblù hanno invece tagliato il traguardo, conquistato grazie ad un successo pesante e definitivo in casa della capolista Colorno dopo una seconda fase con qualche imprevisto di troppo.
L’entusiasmo oggi si tocca con mano in un ambiente capace di coinvolgere oltre 400 tesserati (e le loro famiglie), dall’under 6 alle tre formazioni seniores.
L’entusiasmo di un tifoso come Gianni Hochkofler. Pioniere del rugby scaligero, tanto da figurare nella copertina del libro che racconta la storia del sodalizio, Hochkofler adesso vive a Ginevra ma non ha voluto perdersi le partite decisive dei suoi virtuali ”nipoti” in maglia Cus. Tornerà domenica per sostenere il Franklin&Marshall a Parona nell’andata contro il Recco e per fare comunque festa con i compagni di un tempo.
I favoriti sono i liguri, dominatori della pool A e forti del vantaggio del campo in gara2, dove per il fondo in sintetico e le dimensioni atipiche del terreno è un’impresa passare per qualsiasi avversario. «Approdare in Eccellenza non è l’obiettivo immediato, lo erano però i playoff ed ora che ci siamo vogliamo provare ad essere la sorpresa», commenta il presidente cussino Davide Adami, insegnante di storia dell’arte e nella vita del club fin dal 1974.
«Allo stesso tempo il traguardo della semifinale è coerente con lo sviluppo del club, che nelle ultime stagioni è cresciuto molto sia a livello della base che del vertice rappresentato dalla prima squadra. Il rugby è ormai parte del tessuto sportivo di Verona, una città in cui resta comunque difficile emergere fra le eccellenze del calcio, della pallavolo e delle altre discipline».
La palla ovale scaligera guarda da una parte al Veneto e dall’altra alla Lombardia, in una posizione che può rivelarsi favorevole per attingere ai due bacini anche se pure “di confine” (definizione di Adami, tra l’altro nella dirigenza dei neonati Dogi come rappresentante delle società di serie A).
Così il Cus ha potuto assortire una coppia tecnica appunto lombardo-veneta con Antonio Zanichelli, ex Viadana, che da quest’anno ha fatto correre i trequarti mentre la mischia era un punto di forza consolidato dal lavoro a lungo termine di Paolo Borsato, indimenticato pilone del Petrarca degli anni d’oro.
Padova rappresenta da sempre una sponda privilegiata. Hanno avuto esperienze nei tuttineri il prima linea Luca D’Agostino e Marco Neethling (foto), visto anche al Benetton Treviso (l’italo-sudafricano è fra i punti di riferimento della squadra assieme al fratello Ryan).
Niccolò Badocchi ha invece lasciato un buon ricordo di sé a Rovigo. L’accento straniero è quello dello scozzese Ross Combe, giunto dopo che l’apertura Herman Share – positivo nella prima parte di stagione – ha deciso di rientrare in Sud Africa colto da saudade.
E adesso? Per i verdeblù del capitano Enea Braghi una doppia semifinale contro il Recco, poi eventualmente la finale per la promozione quasi sicuramente con la corazzata Colorno.
Vada come vada, il Cus ha fatto sapere che nella geografia del rugby veneto c’è anche Verona. Mentre il presidente verdeblù ha una carta in più da giocare nel cammino di crescita della società, che vede come passaggio indispensabile l’adeguamento delle strutture.
«Non abbiamo ancora incontrato il Recco in questa stagione, sappiamo che hanno caratteristiche simili alle nostre con un pacchetto di ottimo livello», dice Adami, «oggi siamo una squadra matura, negli ultimi mesi abbiamo dimostrato di non mollare mai anche di fronte a sconfitte impreviste. Ce la giocheremo, credo sarà una doppia semifinale equilibrata».
«Avere raggiunto i playoff, in ogni caso, ci garantisce una rinnovata visibilità e torneremo a chiedere all’amministrazione comunale il completamento dei nostri due campi in zona nord, che peraltro saremmo in grado di attuare a nostre spese. Spazi assolutamente necessario per l’attività del nostro settore giovanile».
(Foto BPE / Cus Verona Rugby)
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