Ad una festa-aperitivo con i tifosi biancoverdi, ieri sera, si è presentato in bermuda e ciabatte da spiaggia. Simone Favaro è così, e piace alla gente proprio perché è così: il ragazzo semplice della porta accanto, che il successo nel rugby e una certa notorietà non hanno minimamente cambiato. Nella vita come in campo, Simone placca basso e va al sodo.
Sono sempre un esempio la sua grinta e la sua presenza in difesa (ma negli ultimi anni sta diventando anche un efficace portatore di palla). Come terza linea fetcher – o in francese plaquer-gratteur – lo zerotino è ormai fra i migliori in Europa.
I tifosi biancoverdi l’hanno premiato “in natura” con una magnum di prosecco e una coppa artigianale per l’ignoranza rugbistica, dote che Favaro incarna istintivamente come pochi altri in Italia. Atto dovuto anche perché dopo tre stagioni al Benetton il flanker sta per imbarcarsi in una nuova avventura con la maglia dei Glasgow Warriors, squadra di vertice in Guinness Pro12.
«Questa è la mia città, questa è la mia gente, andare via dispiace e resterò sempre un tifoso di Treviso», ha detto ai tifosi, «ero tornato nel 2012 e le tre stagioni con la maglia del Benetton sono state molto intense, molto belle, anche se di sicuro avremmo voluto regalare qualche vittoria in più al nostro pubblico. Avrei voluto giocare di più, purtroppo si sono messi di mezzo gli infortuni».
Tdr. Cosa si aspetta ora da questo nuovo capitolo a Glasgow? Forse, rispetto a Treviso, la possibilità di vincere un trofeo?
SF. «Come detto, lasciare Treviso dispiace. Però sono giovane (26 anni, ndr) e ho anche voglia di fare nuove esperienze, sia sportive che personali. Di avere stimoli nuovi. Poi se mi chiedono se mi piacerebbe vincere il Pro12 con il Glasgow, o andare ai playoff in Champions Cup, io rispondo: ca…o se mi piacerebbe».
«Ma non è questa la questione. A Glasgow sarò l’ultimo arrivato, vado per imparare e per provare a conquistarmi un posto in squadra. E’ un’avventura tutta da scoprire, in un ambiente tutto nuovo: conosco solo Gavin Vaughan, che è nello staff tecnico e aveva lavorato negli Aironi».
Tdr. Perché ha scelto i Warriors?
SF. «Avevo ricevuto diverse offerte, ma fin dall’inizio Greg Townsend e i suoi assistenti hanno dimostrato di conoscermi bene e di apprezzarmi. Erano i più decisi a volermi con loro, pur sapendo che nella prossima stagione, con Mondiale e Sei Nazioni, la mia disponibilità potrebbe essere limitata».
«Da parte mia, avendo giocato contro i Warriors ne avevo apprezzato l’organizzazione di gioco. Fanno un rugby in un certo senso semplice, ma eseguendo ogni movimento con la massima precisione e velocità. Una bella filosofia, una squadra tosta».
Tdr. Cambierà molto anche nella sua vita quotidiana, a cominciare dalla lingua.
SF. «Sì, cambierà tutto. Ma non vado a Glasgow per il sole, ci vado per il rugby. E ci vado con entusiasmo. L’inglese? Me la cavo, forse ci vorrà un po’ per adeguarmi all’accento scozzese… Di certo ci sarà qualcosa che mi mancherà dell’Italia, ma scoprirò la Scozia: lasciando la città, comincia subito la natura, con paesaggi bellissimi».
«La gente la trovo simpatica, alla mano. Mi piace l’abitudine di starsene al pub, chiacchierare con tutti. Al Benetton auguro le migliori soddisfazioni. Il pubblico mi ha voluto bene, spero di sentire questo affetto anche quando tornerò a Monigo da avversario».
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