Le grotte, il rugby, e su tutto la politica. E’ stato uomo di grandi passioni, “il Cin”. L’esplorazione degli anfratti della terra, del mondo sotterraneo, è stato forse il modo in cui trovò corrispondenza tutta la sua curiosità intellettuale.
Fu il pioniere della speleologia trevigiana negli anni Sessanta, grande animatore del Gruppo Grotte e volontario del soccorso. E fra i primi in Italia nelle esplorazioni speleosubacquee.
Nello sport della palla ovale probabilmente riconobbe soprattutto la dimensione collettiva e solidale, ma anche, implicito nello scontro fisico, il confronto continuo con un’idea della vita come lotta, sfida.
Comincia nel Pin Sport, gioca nella Metalcrom e nel Casale, seconda linea, brillando non per il talento ma per cuore e sacrificio.
Infine trova un vera e propria casa nella Tarvisium accompagnando l’ascesa delle “magliette rosse” fino alla serie A. Chiusa la carriera, diventa il massaggiatore della squadra. Per tutti è anche un amico, un confidente, un esempio.
Inconfondibile la sua figura a bordo campo: per la stazza, la barba folta, il cappellaccio da cowboy, l’immancabile sigaretta.
La politica fu forse il naturale approdo della sua tensione etica, del suo istinto di ribellione per l’ineguaglianza e l’ingiustizia.
Metalmeccanico e in seguito autotrasportatore, in città fu fra le guide carismatiche del “movimento” a Treviso nei caldi anni Settanta, divenendo allo stesso tempo una sorta di leggenda (alimentata dall’aspetto… guevariano) per la generazione più giovane.
E’ il Cin quello in prima linea nelle manifestazioni di piazza di cui racconta Marco Paolini in “Aprile ’74 e 5”. Estremo, intransigente, appassionato fino in fondo. Sul campo, in piazza, in grotta.
Gruppo Grotte, magliette rosse, l’impegno politico sono stati tutti insieme Francesco Dal Cin, scomparso il 5 maggio 2005 a soli 59 anni. Quel weekend le giovanili della Tarvisium giocano con un nastro rosso al braccio.
Il funerale laico viene ospitato sul prato di San Paolo, in un impianto gremito, accompagnato da cori gospel e dalle canzoni della squadra.
Tono De Vivo, amico e compagno di esplorazioni speleologiche che sul Cin realizzerà anche un documentario assieme ad Enzo Procopio, legge quel giorno una poesia dal titolo “Mani come badili”.
Mani come badili nel buio amico,
sulla roccia liscia e nel fango che incollanelle acque limpide di sifoni profondi.
Mani come badili a tessere nodi, a inventare percorsi,
a descrivere vie sotterranee, nascoste.A portare feriti e donare conforto,
placar la paura, ad urlare la forza.A indicare stupite fiori e gemme di roccia,
a cercare, ostinate, risposte, o mistero.A stringere lievi ben più piccole mani,
di scriccioli attenti e un po’ timorosi,
a guidar passi incerti, a gettare una luce,
su ciò che si trova al di sotto del cielo.Mani come badili su un bicchiere di vino,
a cantarne le lodi, a versarne altri cento.Mani come badili, nelle piazze ed in strada,
a portare bandiere, a gridare diritti.A distruggere dubbi, ad indagare certezze,
a rider le mode, a sputar sul consenso.Ad abbattersi chiuse, chiuse a pugno da maglio,
sopra tavoli ignari, per parlare del mondo.
Mani come badili sull’ovale di cuoio,
nella nebbia o nel sole,
sopra campi bagnati o già duri di ghiaccio.Occhi come finestre,
tra la barba ed il cuore.Voce come tuono,
rassicurante come un basso continuo.Se esiste un mondo al di là della soglia, ci piace pensarlo di montagne e di grotte,
di campi di rugby, di fiumi e di mari, di osterie di altri tempi.
Ci piace pensarti un po’ assorto a fumare,
mentre respiri spazio a mille miglia di distanza.Se ciò che resta è soltanto il ricordo,
hai vinto in partenza.Amico, fratello, padre, compagno e maestro,
ci hai insegnato di tutto.A resistere duri ai placcaggi della vita,
a non mollare mai,“senza perdere la tenerezza”, come disse quel Che che hai molto amato;
ci hai insegnato la partecipazione,
la solidarietà,
la disponibilità,la condivisione.
Continueremo ad esplorare, a giocare, a bere e a cantare anche per te,
ma è dura, amico grande, è dura.Saremo in grotta a coprirci di buio,
su di un campo di rugby a coprirci di fango,
di fronte a un bicchiere a riempirci di vino.
Francesco Dal Cin sarà ricordato dai molti amici, in particolare del Gruppo Grotte e della Tarvisium, in una serata in programma venerdì 8 dalle 19,30 nella club-house di San Paolo.
(La foto in alto è tratta dal libro di “Ruggers” di Paolo Benetti ed Ermenegildo Anoja, per le altre foto si ringrazia Antonio De Vivo)
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