«Rovinano i campi». Da sempre è stata questa l’accusa rivolta ai rugbisti dai calciatori. Cioè dagli «sbaoneri» (o «baoneri»), perché nel mondo della palla ovale così vengono chiamati praticanti e fedeli del massimo sport italiano: un modo anche un po’ snob per affermare la propria diversità rispetto al carattere di massa, nazionalpopolare, del calcio.
Fieramente rivali, in Veneto le due discipline si sono finora al massimo tollerate. La caduta del muro doveva accadere a Mogliano dove, grazie a dirigenti sensibili, pallone rotondo e ovale hanno stretto un rapporto di collaborazione e ancor prima di amicizia.
La conferma nel clima attorno alla presentazione stagionale dei biancoblù di Eccellenza e dell’Union Pro di serie D, con cui i due club hanno proposto l’iniziativa del biglietto in comune, tipo paghi-uno-tifi-due: chi va a vedere il calcio ottiene un tagliando gratuito per il rugby, e viceversa.
Ma in comune le due società anche una visione strategica, fatta di programmazione a lungo termine ed occhio attento ai bilanci. Dal capitano dei rugbisti Andrea Ceccato la promessa di andare quanto prima a tifare per i sbaoneri della Union Pro al campo delle Generali, visto anche che la carriera sportiva di “Giostre” cominciò proprio nel calcio. Diversa la storia di Franco Properzi, alias “Franchino” o “Kino” (foto Corrado Villarà). «Da ragazzo avevo cominciato a giocare a calcio ma alla prima partitella in allenamento ruppi una gamba a un compagno, l’allenatore mi mise una mano sulla spalla e mi disse: per te è meglio il rugby».
Una fortuna per la palla ovale italiana, che ne guadagnò un pilone fra i più potenti e tecnici di sempre ed oggi un allenatore competente ed aggiornato. In un Mogliano che pure si è rinnovato molto di stagione in stagione, dal suo arrivo nel 2010 Properzi è rimasto comunque il riferimento dell’ambiente. Tecnico informatico, padre di tre rugbisti tutti tesserati con il Paese, più volte ha parlato dell’esigenza di un anno sabbatico. Troppo forte, però, la passione.
Anche quest’anno Kino è alla guida dei biancoblù, in coppia con Ezio Galon che è passato dal ruolo di giocatore alla guida tecnica. «Rovigo e Calvisano hanno sicuramente qualcosa in più di noi e di tutti gli altri», dice Properzi, cauto sulla stagione che sta per cominciare, «noi abbiamo cambiato molto, in avvio di torneo avremo di certo qualche problema di amalgama».
I risultati parlano comunque di due semifinali e uno scudetto negli ultimi tre anni, mentre dalle squadre giovanili arrivano continue soddisfazioni (vedi Trofeo Topolino): Mogliano non più una sorpresa ma ormai un club-modello nel panorama italiano, autore di un semiprofessionismo molto professionale che vede ogni dettaglio curato con attenzione.
Oltre ad esprimere l’idea di gioco forse più interessante e moderna dell’Eccellenza, la squadra ad esempio è sempre giunta nella migliore forma atletica alle partite che contano, in primavera. Evidente la qualità del lavoro del confermato preparatore Giorgio Da Lozzo.
Nella rosa del Mogliano 2014/2015 ancora un’ampia manciata di giovani. Sono tredici i nati fra il ’93 al ’96, tutti transitati nel giro della Nazionale under 20 di Alessandro Troncon. Di 23 e 24 anni anche i due nuovi stranieri, il sudafricano Van Zyl e il francese Aristide Barraud al quale andranno i compiti di regia. Skills raffinatissime e velocità, ma fino a pochi mesi fa a Piacenza in serie A. I biancoblù hanno perso diversi dei giocatori ai quali il pubblico del Quaggia si era affezionato: da “Dado” Candiago, Costa Repetto e Meggetto a Pavanello, Fadalti, Gianesini e Cornwell, fino ai sei che sono saliti di categoria con il passaggio in Pro12 (Lucchese, Lazzaroni, Barbini, Bacchin, Padovani e Swanepoel).
Il contributo di esperienza arriverà soprattutto dagli elementi fuoriusciti loro malgrado da Treviso. Mogliano ha sempre sfruttato il privilegio geografico di trovarsi nel cuore del Veneto, dove i giocatori di qualità abbondano. “Mozzarella” Semenzato e Filippucci rientrano in Eccellenza con quattro anni “celtici” sulle spalle, a dare consistenza a seconda e terza linea ci sono anche Van Vuren dal Zebre e Saccardo da Prato.
Ma il più esperto di tutto il gruppo è Ignacio Fernandez Rouyet, pilone classe ’78 da Buenos Aires ma ormai italiano d’adozione per sport e per amore. «Ho 35 anni ma ancora tanta voglia, poi c’è l’esempio del mio amico Chango (Carlos Nieto, ndr) che nei Saracens ha spinto in mischia fino quasi ai quaranta», racconta “Nacho”, a conferma di una mentalità sempre positiva, «naturalmente non è più come una volta, come quando ero un ragazzo e nel mio club in Argentina, il Lomas, giocavo una partita il sabato con la giovanile e una domenica con la prima squadra. Adesso è importante anche gestire i carichi di lavoro, i tempi di recupero. Però nella scorsa stagione fra Pro12 ed Heineken Cup ho comunque giocato 800 minuti, non proprio pochi».
Per il Mogliano esordio contro il San Donà in casa… ma a Rovigo, che domenica 5 ottobre ospita il Derby Day veneto. E la settimana seguente arriverà Wayne Smith. Mica una lusso da poco, per una “provinciale”, poter contare sulla consulenza tecnica dell’allenatore degli All Blacks campioni del mondo…