Enrico Bortolato, per tutti “Ito”, ha 42 anni e soffre di una rara forma di dipendenza: non riesce a smettere di giocare a rugby. Ci ha provato la prima volta nel 2007, quando era in forza al VeneziaMestre. Festa con i compagni, abbracci, emozioni. Ci ha provato una seconda volta nel 2011, dopo essere stato convinto a tornare in campo con il Riviera. Altra festa di addio, di nuovo abbracci ed emozioni insieme ai ragazzi.
Eppure oggi Ito è in maglia e braghette, una volta ancora, a placcare, a caricare con la palla, a dare battaglia in ruck. Perché la maglia è quella del Mirano. E non si poteva dire proprio di no.
Succede una sera d’inverno di fronte ad una birra, da Lele l’Ostricaro, dove da sempre batte il cuore del rugby miranese. «Pensavo proprio che non avrei più giocato, ma dato che a chiedermelo sono stati vecchi amici come “Volpe” e Ivan (Nicola Volpato, attualmente allenatore, e Ivan Gianesini, anche lui tornato rientrato all’ovile in questa stagione, a 35 anni – ndr) alla fine mi sono convinto», racconta, «il mio impegno doveva essere di dare una mano in allenamento, di offrire qualche consiglio ai più giovani. Poi però mi hanno chiesto di giocare. E allora va bene: io per il Mirano sono qua, è il club nel quale sono cresciuto. In campo spero di essere ancora utile».
E la presenza di Ito non passa inosservata. Bortolato è una bandiera, un’istituzione a Mirano, ma il suo ruolo non è solo rappresentativo. In serie B, pur con qualche capello in meno e la barba sale-pepe rispetto a qualche anno fa, il terza linea ha ancora qualcosa di dire. Nel match di vertice contro il Dopla Casale, Ito ha disputato 80 minuti di qualità. E di cuore e co…siddetti, naturalmente.
Idem si può dire degli altri veci del Mirano, lo stesso Gianesini, l’eterno Davide Meggetto, il capitano Andrea Tonellotto. Non è bastata contro un Casale più completo e disciplinato, che l’ha spuntata comunque non senza fatica (23-18, con il risultato in equilibrio fino all’ultimo minuto).
«Peccato davvero, in fin dei conti abbiamo dimostrato che non siamo inferiori. Chissà come sarebbe andata senza quei tre cartellini gialli», si rammaricava Ito all’uscita dagli spogliatoi. Mirano proverà in ogni caso ad agguantare il secondo posto nel girone che vale i playoff, dovendo correre lo sprint con il Paese.
Per Bortolato resta in sospeso la questione dell’addio al rugby. Obbligato, in questo caso, perché a fine stagione lo fermerà una volta per tutte il regolamento federale. Alle spalle 25 anni di rugby, che comprendono anche Benetton, Petrarca, VeneziaMestre e Riviera. A Mirano, Mestre e Mira Ito è stato anche capitano.
«Feci l’esordio in prima squadra con il Blue Dawn di Pasquale Presutti nel 1990, quando ero ancora in giovanile. Mi sono rimasti molti amici in tutte le squadre in cui ho giocato, ma sono contento però di chiudere la mia carriera a Mirano. Per questa maglia il rapporto è speciale. Il ricordo più bello? La prima promozione in A1 del 1993, agli spareggi. Sconfitta a Parma, poi successo a Mirano e infine la bella vinta sul loro campo».
«Oggi è tutto diverso, la fatica la sento il doppio. Certe volte prendo in giro Ivan Gianesini: la scorsa estate io stavo per convincerlo a smettere, invece è stato lui a convincermi a riprendere… Ma a fine stagione facciamo un’altra bella festa».
(foto Ettore Griffoni, Comunicazione Rugby Mirano, dal libro “Una piazza ovale” di Simone Battaggia e Vanni Favorido)
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