Autunno 1977. Cesco Dotto – Francesco all’anagrafe, ma per tutti è solamente Cesco – guadagna la copertina della rivista “All Rugby” con una foto di Roberto Borsatto che evidenzia tutto il carattere del giocatore e di quale tensione agonistica sia capace in campo.
La maglia è quella scudettata del Petrarca Padova, il match una sfida al Tre Pini contro L’Aquila terminata 22-7 e costellata da una serie di scazzottate e di espulsioni. Dotto segna due mete, il resto dei punti sono firmati al piede da Lucio Boccaletto.
Il Petrarca di una strepitosa mediana Pardies-Babrow dovrà alla fine del torneo abdicare al titolo, giungendo solo quarto.
Lo scudetto sarà del Metalcrom Treviso dei fratelli Francescato, di Manrico Marchetto, dei neozelandesi Munro e Rich, davanti al Rovigo e all’eterna incompiuta Algida Roma.
Classe 1943, il trevisano Dotto arriva tardi al rugby dopo una lunga esperienza di calciatore. Si rivela un’ala rapidissima e dalla finta fulminante, ottimo finisseur: nel campionato 1969-70 è il metaman con 19 centri, va a segno 11 volte anche nella stagione 1977-78 a Padova.
Gioca con le maglie di Treviso e Petrarca, mentre conquista anche cinque presenze in Nazionale in un biennio, il 1971-72, tuttavia ben poco fortunato per le sorti azzurre.
Lo stesso carattere del giocatore sarà del Cesco Dotto allenatore, protagonista in diverse e importanti piazze della regione. A Villorba, Mogliano, Mirano, San Donà, Rovigo, conosceranno un uomo schietto e vulcanico nelle invettive (Cesco, diciamo, non aveva abbracciato il metodo Montessori: se sbagliavi ti prendevi una rata di insulti, punto) così come irresistibile nella comicità, le une e l’altra rigorosamente in dialetto. Infinita l’aneddotica sul personaggio, a tutti noto nel microcosmo del rugby veneto.
Come tecnico - anche nelle Nazionali giovanili azzurre – praticò in anticipo sui tempi un rugby di movimento che dava spazio all’iniziativa individuale, sempre preferita alla fissità degli schemi. Villepreux e Coste i suoi maestri.
A Mirano fece una specie di miracolo portando una neopromossa in serie A1 a sfiorare i playoff, nel 1994.
Cesco Dotto, predicando il “disordine organizzato”, aveva messo insieme i talenti locali disponibili con qualche giocatore riciclato dai grandi club ottenendo intanto il prestito dal Benetton del giovane Alessandro Troncon, esploso proprio in maglia Osama e sempre riconoscente nei confronti del suo scopritore.
Più tardi, spinto dalla passione, ha insegnato rugby in zone di frontiera come Polcenigo e Alpago. E ancora l’anno scorso, oltre la soglia dei settant’anni, aveva risposto alla chiamata del Conegliano in serie B.
Il terzo - dopo il giocatore e l’allenatore - è il Cesco Dotto showman. Chi ha avuto il privilegio di incontrarlo in qualche club house, ha capito bene di cosa si parla. La battuta e la presa in giro, l’arte della barzelletta, ma soprattutto lo sketch delle canzoni alla Fred Buscaglione: insomma tutto il gusto dei tiratardi trevisani, meglio se rugbisti. Per chi non ha avuto la fortuna, oggi c’è pure youtube e qui si trova Cesco Dotto interpretare niente meno che “Knockin’ on Heaven’s Door”.
“La terra del rugby” è su Facebook: https://www.facebook.com/terradelrugby
Twitter: @elvislucchese