Quantcast
Channel: Elvis Lucchese – La Terra del Rugby – Veneto blog
Viewing all articles
Browse latest Browse all 150

Amore, guerra e rugby. McGee “torna” in Veneto con il suo nuovo romanzo

$
0
0

Il titolo del nuovo romanzo di Greg McGee, The Antipodeans, non ha corrispondenza letterale in italiano. «Coloro che vivono agli antipodi» si potrebbe tentare di tradurre, ferma restando l’ambiguità del concetto: l’Italia si trova sì agli antipodi della Nuova Zelanda – geograficamente, e in un certo senso anche culturalmente – ma agli occhi di un neozelandese, da prospettiva down under, siamo noi a collocarci dall’altro capo del globo, oltre l’orizzonte.

E’ fra questo gioco di specchi che si snoda la storia del libro di McGee, fra i fili invisibili che fatalmente legano terre e genti tanto lontane. Lo scrittore neozelandese (fra i più noti in patria e autore di un bestseller mondiale prestando la penna a Richie McCaw per l’autobiografia The Open Side) “ritorna” così in Italia, dove trascorse un anno da giocatore di rugby.

Era la stagione 1976-77 e McGee, una discreta carriera con Otago University giungendo ad un passo dagli All Blacks, fu ingaggiato dal Casale sul Sile con compiti di seconda linea e allenatore. Da quell’esperienza trasse ispirazione per la sua prima opera, Foreskin’s Lament, ritenuta in Nuova Zelanda la pièce che ha inaugurato una scrittura di teatro autenticamente nazionale.

In The Antipodeans si intrecciano più vicende individuali, sull’arco di tre generazioni dagli anni Quaranta al presente. Sullo sfondo un episodio storico che colpì McGee fin dal suo primo soggiorno italiano, cioè la singolare avventura dei prigionieri di guerra neozelandesi fuggiti dall’internamento nel campo di lavoro di Prati Nuovi e nascosti dalle famiglie contadine fra Veneto Orientale e Friuli.

Un gesto di solidarietà a suo modo eroico: accogliere comportava un rischio enorme, esponendosi alla durissima rappresaglia dei tedeschi. Da parte loro i giovani kiwis, spacciandosi più o meno goffamente per italiani, contribuivano al lavoro nei campi che necessitava di braccia; con gli uomini al fronte, una situazione galeotta anche per eventuali intimità con le ragazze locali. Alcuni di questi pows (acronimo di “prisoners of war”) finirono per unirsi alla Resistenza, altri ritrovarono la libertà raggiungendo rocambolescamente la Svizzera.

Un documentato studio a proposito si deve a Lucia Antonel, I silenzi della guerra, che analizza in particolare dei legami fra prigionieri di guerra alleati e famiglie contadine nei dintorni di San Stino di Livenza, mentre agli antipodi Susan Jacobs ha raccontato la più ampia vicenda italiana dei soldati neozelandesi, fra i quali anche un certo numero di maori (Fighting with the enemy. New Zealand Pows and the Italian Resistance).

Alla guerra e all’amore McGee nella sua fiction aggiunge l’elemento rugby. Non è difficile scorgere qui una nota autobiografica: nel romanzo Clare ritrova fra le carte del padre il diario della sua stagione in Italia da allenatore del San Pietro, squadra di una piccola cittadina veneta, datato 1976… E il romanzo porta la dedica a «i miei amici Caimani».

«La primissima idea per The Antipodeans mi venne nel 1978 accompagnando mio padre sui campi di battaglia in cui aveva combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale, a Cassino, nella val di Sangro, a Faenza», ha spiegato McGee in una recente intervista, «allo stesso tempo durante la mia esperienza a Casale fui colpito dalla reciproca suggestione fra italiani e neozelandesi, fra l’Italia e la Nuova Zelanda che hanno la stessa dimensione e si trovano agli opposti estremi del pianeta».

«Lo scorso anno, grazie alla Katherine Mansfield Trust (sorta di borsa di studio intitolata alla più grande scrittrice neozelandese, ndr), ho avuto la possibilità di tornare a visitare il Veneto e il Friuli per ripercorrere gli scenari del romanzo. E’ stato sorprendente ritrovare intatta la costruzione del campo di lavoro di Prati Nuovi, con le finestre ancora murate, lo stesso edificio dal quale i miei personaggi, e i veri prigionieri di guerra, realizzarono la loro fuga verso la libertà».

 

“La terra del rugby” è su Facebook: https://www.facebook.com/terradelrugby

Twitter: @elvislucchese


Viewing all articles
Browse latest Browse all 150

Trending Articles