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Channel: Elvis Lucchese – La Terra del Rugby – Veneto blog
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Dal Giappone alla Tarvisium, la scelta di “Toni” Green. «Qui c’è voglia di rugby»

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Da buon neozelandese Craig Green è uomo che guarda più alla sostanza che alla forma. Ed è guardando alla sostanza che giudica il suo passaggio da una realtà giapponese ambitissima per i suoi yen alla dimensione decisamente più casalinga della Tarvisium, che da lunedì prepara la sua seconda stagione di serie A. «Questa è gente di rugby, che ha giocato e che oggi si impegna per il club, e la gente di rugby è la stessa ovunque nel mondo, è il mio ambiente», commenta da bordo campo al San Paolo.

Green veste ancora la tuta dei Dynaboars, la squadra legata alla Mitsubishi del cui staff tecnico è stato parte nelle ultime due stagioni.

Fra i giocatori alle sue dipendenze un certo Shane Williams, l’eroe della finale dei Mondiali 2011 Stephen Donald, e ancora Anthony Boric, altro All Black.

Treviso invece significa casa, famiglia. Green sarà pure nato e cresciuto a Christchurch, rimarrà un “proud cantabrian”, ma da anni ormai si è definitivamente naturalizzato nella Marca, tanto che per molti è “Toni” prima che Craig.

«Le mie due figlie sono adolescenti, sentivo il bisogno di essere più presente e di seguirle anche nel loro impegno nello sport. Praticano pallavolo e ginnastica artistica. La Tarvisium mi ha contattato fin da quando ero in Giappone, qui ritrovo degli amici e un club che è cresciuto molto nelle ultime stagioni e che spero di aiutare a crescere ancora».

«L’esperienza con i Mitsubishi Dynaboars è stata interessante e allo stesso tempo difficile. I rapporti nello staff e nell’ambiente non erano certo idilliaci. Mi sarebbe piaciuto rimanere per un terzo anno se avessi potuto mettermi in gioco come head coach, invece il club ha deciso di cambiare 13 dei 15 componenti dello staff…

«C’era una certa pressione, visti i soldi spesi per ingaggiare stelle come Shane Williams. La sfida in Giappone, avendo giocatori di questo tipo, è di alzare il livello degli atleti locali. Ma va sottolineato che nella Top League, che tra l’altro passa regolarmente nelle tivù nazionali, si gioca un buon rugby, per velocità e organizzazione all’altezza del Pro12, seppur inferiore sull’aspetto della fisicità».

La Tarvisium, chiuso il ciclo di Roberto Favaro, chiede oggi a Green di «alzare l’asticella» in quello che sarà «un anno-chiave per definire i traguardi futuri della prima squadra» (così, testuale, il presidente Guido Feletti). Con il neozelandese lavoreranno Enrico Pavanello, nella foto, al quale è stata affidata la mischia, e Nicola Pizzolato, cui spetta fare da collante fra squadra e tecnici.

Ma Green supervisionerà anche le giovanili, occupandosi della formazione dei tecnici, tema sempre centrale nel progetto Tarvisium. La squadra è essenzialmente la stessa della scorsa stagione, con qualche puntello come Antonio Giabardo e Nicolò Facchini da Mogliano, mentre non cambia neppure l’obiettivo delle Magliette Rosse, cioè una serena salvezza.

Se la preparazione ha preso il via ufficialmente questa settimana, Green per tutta l’estate ha frequentato San Paolo con gli atleti disponibili ad allenarsi. «C’è una buona base di partenza e c’è anche molto su cui lavorare. Le mie priorità saranno nella tecnica individuale il placcaggio e collettivamente l’organizzazione degli spazi, sia in difesa che in attacco.

«Sul piano della mentalità c’è invece da stare tranquilli. Nella Tarvisium ho trovato la voglia: voglia di lottare in campo, voglia di lavorare, di imparare. E’ il fondamento per migliorarsi, e anche questo vale in qualsiasi parte del mondo si faccia rugby».

Un’etica del lavoro che è molto Tarvisium e che è altrettanto nelle corde di Craig Green. Il neozelandese, da giocatore uno strepitoso attaccante, ha vissuto in pieno il passaggio epocale dall’amateurism al rugby professionistico (avvenuto anche con qualche strappo: Green, ad esempio, faceva parte dei Cavaliers nel famigerato tour sudafricano).

Nel 1987 il trionfo nel primo Mondiale, poi la chiamata del Benetton che ingaggiando John Kirwan mise insieme una coppia di ali stellari; più tardi Green giocherà anche a Casale. Da allenatore 4 scudetti con il Benetton.

«Al tempo della World Cup in Nuova Zelanda facevo il muratore. Sono cresciuto a Christchurch, in città. Ma come spesso accade da noi, la mia famiglia aveva campi e fattoria, io avevo studiato agraria e quindi avrei potuto fare quello che fanno molti neozelandesi.

«Però lavorare come muratore mi permetteva di dedicarmi più assiduamente al rugby, potendo assentarmi per trasferte e tour. Poi arrivai in Italia, a Treviso, e allora la mia vita è cambiata». Così Craig divenne.. Toni.

 

“La terra del rugby” è su Facebook: https://www.facebook.com/terradelrugby

Twitter: @elvislucchese

 


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