Argomento della chiacchierata con Marzio Innocenti dovevano essere gli scudetti giovanili conquistati dal Veneto grazie a Mogliano (u18) e Valsugana (u16, u15, ed è giunto anche il titolo femminile). Il telefono, però, squilla dopo il match malamente perso dagli azzurrini ai Mondiali Junior contro l’Argentina, e nel giorno peraltro dell’ammutinamento della Nazionale dal ritiro di Villabassa.
Il discorso finisce per legare il particolare al generale, temi della regione alle condizioni di salute del movimento rugbistico che definiremmo di “coma vigile”.
«Mi sento stanco, stanco di dirigenti che non hanno saputo evitare che esplodesse il caso dei premi della Nazionale, di un sistema di Accademie che ha prodotto un’Italia under 20 così poco competitiva», accusa il presidente del Comitato Regionale Veneto, «lasciamo da parte il politically correct e diciamo quella verità che è evidente a tutti, alla luce dei risultati di tutte le Nazionali dalla maggiore alla juniores e agli Emergenti: la gestione del nostro rugby è sbagliata e fallimentare».
Tdr. Il Veneto conclude la stagione con un en plein di titoli, è mancato solo lo scudetto dell’Eccellenza, sfuggito al Rovigo. Dovrebbe essere soddisfatto.
«Conosco bene il Valsugana, che ho anche allenato: un’ottima società, che da anni lavora seriamente, direi scientificamente, per lo sviluppo tecnico. Lo stesso vale per il Mogliano in queste stagioni del presidente Roberto Facchini, ma sono molti i club che a diversa dimensione lavorano con grande attenzione: dal Villorba al Cus Verona, dal Vicenza al Mira, al VeneziaMestre, al Rubano, e così via».
«In Veneto c’è un tessuto di società fitto e qualificato, si svolge un’attività che è di livello nettamente superiore rispetto al resto d’Italia. Ma potremmo fare molto di più se la smettessero di darci battaglia. Oggi la nostra crescita è bloccata, anzi per colpa di Accademie e Centri di formazione c’è un depauperamento dei club e dei valori di appartenenza».
Tdr. Quali ostacoli impediscono la crescita?
«Faccio degli esempi. Abbiamo chiesto un torneo under 20, anche a carattere regionale, per non perdere i ragazzi usciti dall’under 18. Vorremmo un torneo delle seconde squadre. Vorremmo un Benetton in Eccellenza con una sua accademia e un meccanismo di scambio di giocatori con il Pro12. Il Veneto viaggia ad un altro ritmo, lo si lasci libero di correre secondo le sue esigenze. Regole che sono adeguate in altre regioni sono limitanti per noi: penso ad esempio alla riduzione di giocatori nel minirugby. Se crolla anche il Veneto, crolla l’intero movimento».
Tdr. Dal punto di vista dei numeri, la superiorità del Veneto viene contestata.
«Premetto che trovo irrilevante la questione delle statistiche rispetto alla qualità del lavoro, dimostrabile con i risultati. Chi parla del numero dei praticanti della Lombardia dovrebbe comunque rapportarlo agli abitanti della regione, che sono 10 milioni contro i 5 del Veneto. Ma l’intera questione generale va riconsiderata: tra tesserati e praticanti c’è uno scarto del 30%. I praticanti non sono più di 45-50 mila in Italia. Bisogna smetterla di dire che il nostro sport è in espansione».
Tdr. Lei ha sempre criticato duramente il sistema delle Accademie.
«Il risultato di tutti gli sforzi e gli investimenti di dieci anni si può vedere in Italia-Argentina del Mondiale Junior. In Veneto, in particolare, Accademie e Centri di formazione non sono solo inutili, ma dannosi. Ci si lasci gestire la formazione adattandola alle realtà del territorio. E tenendo fermi l’appartenenza e le motivazioni, valori morali che continuano ad essere importanti nel rugby».
(Nella foto di Alfio Guarise, il Mogliano campione d’Italia under 18)
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