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Channel: Elvis Lucchese – La Terra del Rugby – Veneto blog
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Il burnout di Rovigo, lo scudetto del tifo e dell’arbitraggio

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Solo Rovigo poteva perdere la finale in casa, di fronte al suo caldissimo pubblico e dopo una stagione dominata. Ed è accaduto ancora, come quattro anni fa in quell’incredibile e indimenticato derby con il Petrarca. La pressione era ovviamente tutta sulle spalle dei rossoblù e appare chiaro che lo stress non è stato gestito in modo adeguato.

La squadra è giunta all’appuntamento in piena sindrome da burnout, tanto timorosa dal non farsi prendere dalla frenesia da apparire svuotata di motivazioni e di voglia di combattimento.

Con un doppio disastroso esito: perdere il match e far sentire tradito il magnifico pubblico del Battaglini. Per il coach Filippo Frati il poco onorevole record di quattro finali di Eccellenza chiuse con una sconfitta (le prime due sulla panchina di Prato).

Calvisano si è imposto meritatamente. Non è una consolazione ma a Rovigo va senza dubbio lo scudetto del tifo. Non tanto per l’incitamento incessante ai beniamini durante la finale – naturale – ma soprattutto per i non scontati applausi rivolti ai vincitori al termine della gara.

Se quella polesana è la più verace delle platee del rugby italiano, quindi anche con una certa inclinazione alla polemica, il Battaglini ha dimostrato sabato che a sbagliarsi era il presidente federale Alfredo Gavazzi, il quale aveva annunciato di voler disertare l’evento (per paura delle contestazioni dopo il bailamme della passata finale?).

Gli oscar di giornata vanno anche all’arbitraggio di Marius Mitrea, ormai di gran lunga il miglior fischietto in Italia e prossimo all’avventura dei Mondiali inglesi; e al sudafricano Braam Steyn, capace di vincere tre scudetti di fila con le maglie del Mogliano e del Calvisano.

Come noto, l’ex Springbok junior la prossima stagione sarà al Benetton del suo mentore Umberto Casellato per dimostrare di essere un giocatore adeguato al livello del Pro12 e della Champions Cup.

Resta la delusione dei tifosi e dell’ambiente rossoblù, sintetizzata nelle lacrime di Luke Mahoney. Il neozelandese lascia dopo sette stagioni, vissute da capitano e da simbolo dell’approccio al rugby più autentico.

 

(foto Alfio Guarise)

“La terra del rugby” è su Facebook: https://www.facebook.com/terradelrugby

Twitter: @elvislucchese


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